De Amicitia
Dal paragrafo "De Amicitia" del libro "La psicologia dello Zorba" di Arshad Moscogiuri
"(...) L’amicizia è un fenomeno evolutivo del Sapiens. All’inizio della sua storia sul pianeta, questa costituiva un semplice rapporto empatico tra le relazioni ambientali disponibili: il nucleo, il branco, la tribù. Gli incontri tra umani non erano allora così frequenti, la densità della popolazione contava livelli molto bassi, e così le occasioni di scambi e viaggi. All’aumentare dei contatti, l’amico è stato identificato in colui il quale non rappresentava una minaccia o un’incognita per la tribù. Coloro che erano esterni al nucleo potevano essere accettati, e diventare così amici. Se amici, sarebbero stati entrambi filòs, cioè ospiti: è ospite sia chi ospita, sia chi viene ospitato, e filòs si legge anche con questi significati ambivalenti. Se non fossero stati accettati, sarebbero diventati nemici.Chi era contro il branco era nemico; chi abbandonava il branco, non era più amico. Chi non era amico, veniva allontanato dal branco. Con l’evoluzione delle strutture sociali acquisisce importanza l’adesione a valori, iniziative e idee. Questa si riflette sul senso dell’amicizia, che col tempo include anche la partecipazione alle passioni dell’altro.
Il rapporto empatico, da istintivo, si allarga così anche a livello intellettuale. Quello istintuale rimane ancora fondamentale per l’empatia che si crea nelle amicizie più intime, mentre il livello intellettuale permette di aggregarsi per identificazioni comuni.
Nel caso di relazioni virtuali con persone mai incontrate in real, cioè al di fuori del cyberspazio, il livello intellettuale è il motore unico: non a caso i criteri aggregativi sono basati su adesioni, mi piace o non mi piace, e sull’accettazione, vale a dire accettare nuovi amici.
Nella realtà fisica, l’essere accettati dalle amicizie spesso implica la manifestazione dei canoni aggregativi con altri segnali: look, atteggiamenti, ostentazione economica, preferenze musicali, culture e sub-culture, linguaggio, luoghi, ideali o assenza degli stessi. La porta della relazione è aperta, ma si stanno mostrando più che altro le insegne di appartenenza sullo scudo, nell’ansia di essere accettati e riconosciuti. E se provassimo a spalancare la porta completamente?
Questo accade quando la relazione di amicizia è vera relazione di amore. Un amore che non ha fini procreativi (coppia), né fini orgasmici (relazione sessuale), anche se non è detto che non possano capitare entrambi. L’approccio, comunque, è materialmente disinteressato, nel più disinteressato dei rapporti. Non è la collocazione familiare, non è un compromesso lavorativo, non è un rapporto con l’autorità. Il potere di questo tipo di relazione è immenso: si tratta di empatia pura, che passa per l’amore, per il cuore. E’ la porta che può arrivare ad aprirsi del tutto, è specchiarsi dentro attraverso l’altro, permettendo altrettanto.
Se siamo in un percorso di evoluzione interiore, questo ci porterà probabilmente a frequentare ambienti diversi e conoscere persone che, come noi, sono viaggiatori in cammino. Quando si viaggia insieme, decondizionandosi, scoprendo nuovi spazi di percezione e consapevolezza, meditando assieme, piangendo assieme, ridendo assieme, spogliandosi di ogni araldo sullo scudo, aprendosi il cuore l’un l’altro -si scopre un senso dell’amicizia particolare.
E’ come se l’avessimo sempre conosciuto, o sempre desiderato. Sta accadendo qualcosa che non appartiene alla sfera degli ideali: c’è un rapporto di profonda verità, di rispetto e com-passione. E’ una relazione di aiuto reciproco, evolutiva. Uno dà forza all’altro, l’onestà di uno si ritrova nell’altro. Lo specchio riflette il profondo e la vetta, l’empatia entra nel territorio sconfinato dell’intuito. Non c’è autorità, solo autorevolezza; non c’è compromesso, solo amore. Ci sono fiducia, rilassamento, agio. Non servono difese, paure, ombre. Quando queste ci sono, si è liberi di esprimerle e chiarirle, per lasciarle andare. (...)
Una relazione di vera amicizia tra persone che stanno conoscendo se stesse non è un rapporto idilliaco. E' fatta di alti e bassi, momenti belli e momenti brutti. Ciò che cambia, rispetto a una relazione ambientale definita genericamente amicizia, è il modo in cui ci si pone in relazione.
Si offre la propria vulnerabilità e si riceve quella dell'altro. E' un interesse attento, un sentimento amorevole, una presenza reciproca.Le amicizie vere sono quelle che supportano gli intenti, che stimolano le risorse, che si fidano e meritano fiducia.
Le relazioni ambientali, le conoscenze superficiali chiamate amicizie per via della frequenza dei contatti, a volte frenano i nostri intenti, non stimolano le risorse interiori, non si fidano un granché e non hanno la nostra completa fiducia. La differenza tra un'amicizia e una relazione ambientale è che la prima riporta l'individuo a sé, facendogli da specchio. Tiene lo specchio pulito e la porta aperta, e questo ci invita a pulire il nostro e spalancare l'uscio. La seconda apre solo uno spiraglio, e le uniche cose che si specchiano sono le insegne, quando sono simili; l'individuo è riportato a dei modelli di aggregazione.
L'amico cammina con te fuori dai condizionamenti che limitano entrambi; il conoscente si preoccupa se vai fuori dagli schemi, perchè ha paura di essere estromesso a sua volta dal branco, standoti vicino. Chi non conosce relazioni di vera amicizia come queste non deve credere che non siano possibili. Quella convinzione è solo paura, personale e collettiva. Sono possibili, ed è possibile anche molto di più. (...)
E' comunque importante determinare il proprio ambiente e le proprie amicizie in base alle necessità interiori, alle proprie aspirazioni e sentimenti. Se si subiscono passivamente relazioni ambientali e di amicizia che non ci soddisfano, qualcosa dentro non è in pace. C'è una richiesta che pretende ascolto. La voce che la copre, a volume più o meno alto, è quella che arriva dall'inconscio. Se si ascolta bene, si distingue la vetusta litania eseguita in loop dal Coro della Filarmonica dell'Inconscio Collettivo. Nel divincolarsi e lasciar scivolare le catene delle separazioni, liberi del tutto o in parte da condizionamenti familiari, da timori di autorità, da limitazioni dei sistemi di credenze, l'esigenza di vivere una vita qualitativamente migliore si fa bruciante. L'individuo merita e necessita relazioni umane significative e amorevoli. Se la vita che si vive non è rispondente a queste esigenze, l'azione responsabile è cambiarla, non adattarvisi né lamentarsene.
Come ogni trasformazione delle separazioni, anche quella che riguarda l'altro chiede coraggio e chiarezza. Può comportare cambiamenti radicali: di casa, coppia, amicizie, abitudini, opinioni, lavoro, immagine. Tutto ciò che rappresenta la sicurezza, in cambio della quale abbiamo dato un po' di libertà. Evolvere è un'opera consapevole e attenta di destrutturazione e rinnovamento, durante la quale è benefico avere intorno qualcuno che sta facendo lo stesso. Non consolatorio, non incoraggiante: è empatia al quadrato, moltiplicata dall'amore, approfondita dalla ricerca, sostenuta dalla verità."
Da "La psicologia dello Zorba", di Arshad Moscogiuri